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LASEK & ASA

220,00 €
Autori
Massimo Camellin
Rilegatura
Pagine
352
Formato
21 x 29,5
Copertina
ISBN

Descrizione

Quando nel 1983 Trokel scoperse la capacità fotoablativa di un raggio di 193 nm e nell'anno successivo Marshal dimostrò l'estrema precisione di questa ablazione sul tessuto corneale tale da potere modificare la curvatura per correggere difetti di refrazione, gli studi si susseguirono con ritmo vertiginoso. Ma nei primi anni la qualità del fascio laser non era eccellente sia come omogeneità energetica sulla superficie d'impatto, sia nella composizione del fascio in riferimento alla lunghezza d'onda dei raggi emessi.
Irregolarità ablative ed effetti termici indesiderati creavano reazioni tissutali di diverso tipo condensate nel termine "haze". Si è poi visto che questa velatura cicatriziale più o meno consistente era anche in rapporto al tempo di esposizione dello stroma all'ambiente lacrimale prima della sua epitelizzazione. La brillante idea di PaHikaris e di Buratto di eseguire una ablazione dopo aver sollevato un lembo degli strati superficiali della cornea, tecnica LASIK, eliminò molti inconvenienti quali il dolore causato dalla disepitelizzazione, il ritardo nell' epitelizzazione e la conseguente formazione di haze, le irregolarità della superficie trattata compensata dalla sovrapposizione di una copertura stromale, ottenendo così anche una rapidità di ricupero funzionale a volte sorprendente. Ma altri problemi si presentarono, era necessaria una maggior precisione del taglio con il microcheratono, una sua maggiore affidabilità meccanica, una più esatta sovrapposizione del lembo. Ed alcune anche gravi complicazioni trattenevano i nuovi chirurghi da una estesa applicazione della tecnica, come la possibile dislocazione del lembo, il free cap, l'indebolimento dello stroma sottostante per eccessivo assottigliamento con ectasia anche tardiva, possibilità di penetrazione di germi, tossi ne o tessuto epiteliale nell'interfaccia. Nel frattempo le ditte costruttrici migliorarono la qualità del fascio laser sia come omogeneità energetica sia come omogeneità dei raggi che costituivano il fascio ed riprese quota la tecnica diretta di PRK ma senza i vantaggi che avevano portato la LASIK ad una diffusione quasi totale fra i chirurghi refrattivi.
Cidea di trovare una tecnica che unisse i vantaggi delle due eliminando i relativi aspetti negativi fu senz'altro brillante e la LASEK, come è stata battezzata è ormai considerata una evoluzione nella tecnica chirurgica refrattiva fotoablativa. Prova ne sia la fioritura di proposte simili o di modifiche della tecnica originale descritta da Camellin. Si sa che ogni chirurgo, in base alla propria esperienza e bagaglio culturale e chirurgico, nell'esecuzione di una tecnica introduce piccole personali modifiche, ma il principio di base è rispettato.
si tratta quindi di una tecnica che non indebolisce la cornea se non in misura minima, che non permene l'inquinamento dell'interfaccia, se non qualche residuo tra epitelio riposto e stroma, del resto facilmente eliminabile, che riduce il dolore di una disepitelizzazione come nella PRK pur non raggiungendo una totale eliminazione, che riduce o molto spesso non presenta la formazione di haze, che permette un ricupero funzionale molto più veloce della PRK tradizionale anche se non rapida come la LASIK.
E’ una procedure abbastanza semplice che va diffondendosi sempre di più e chi scrive l'ha adottata con risultati ottimi fin dalla sua prima presentazione alla classe oculistica e la, continuerà fino a che il suo ideatore non dovesse trovare qualcosa di meglio.

Il libro è il racconto della sua realizzazione, la descrizione della tecnica secondo gli ultimi affinamenti ed i risultati ottenuti dall'Autore.